Franz Stangl (1898-1971), dopo un breve periodo come apprendista artigiano si arruola nella polizia. La data della sua adesione al partito nazista è controversa: lui ha sempre sostenuto di aver aderito al partito dopo l’annessione dell’Austria al Reich (1938) e che la sua iscrizione è stata retrodata da alcuni colleghi per non creargli problemi con le autorità. Tuttavia resta il fatto che il numero della sua tessera corrisponde a quelli di quanti hanno militato clandestinamente nel partito nazista austriaco.
Lavora al T4 – il progetto eutanasia – operando ad Hartheim e Berneburg. Nel 1942 viene promosso e dirige il lager di Sobibor, fino alla rivolta e alla successiva liquidazione del campo. Dopo un breve passaggio a Treblinka viene trasferito in Italia dove opera a Trieste, ed è testimoniata la sua presenza nella Risiera di San Sabba. Alla fine della guerra, percorrendo la cosiddetta via italiana, raggiunge prima la Siria e poi il Brasile. È lì che viene rintracciato, arrestato ed estradato in Germania per il processo che lo condannerà all’ergastolo.
Oltre agli atti processuali e alle testimonianze dei sopravvissuti, la vita di Stangl è ricostruibile leggendo la lunga intervista rilasciata a Gitta Sereny e trasformata successivamente nel libro In quelle tenebre. Una testimonianza particolarmente importante perché consente di vedere – dall’interno – i meccanismi attraverso i quali una persona normale può trasformarsi in una parte importante di un processo di sterminio.