Il Consiglio nazionale dell’ANED, riunito a Empoli il 6 e 7 marzo 2002, approva la relazione del Presidente Gianfranco Maris e ne assume le indicazioni politiche e organizzative.

Il Consiglio Nazionale saluta con soddisfazione la nascita in Italia di un vasto movimento che esprime una positiva, vitale energia, in difesa del sistema di regole democratiche sancite dalla Costituzione nata dalla Resistenza antifascista.

È tendenzioso imputare addirittura tentazioni eversive a questo giovane movimento, che nasce dal basso, spesso anche in polemica con le segreterie dei partiti, e che punta dichiaratamente a difendere i cardini delle regole che hanno ispirato la nostra convivenza civile.

È sorprendente e fuorviante la lettura della realtà odierna fornita ogni giorno, con grande dispiegamento di mezzi di comunicazione, da diversi esponenti dell’attuale maggioranza. Secondo costoro chi manifesta, chi si oppone alle scelte del governo è un eversore che, in ultima analisi, “non accetta il responso delle urne”.

Le cose non stanno affatto così. Le maggioranze elettorali legittimano il governo a operare. Non legittimano in alcun modo il governo a invalidare le regole della convivenza democratica. E non legittimano la maggioranza parlamentare a imporre il proprio timbro, il proprio sigillo all’intero ordinamento della giustizia, del sistema scolastico, ad appropriarsi del sistema informativo e a cercare di modificare radicalmente la stessa rappresentanza sindacale dei lavoratori.

Un sistema in cui una maggioranza contingente pretendesse di controllare e regolare da sola il funzionamento delle istituzioni della Repubblica sarebbe un regime. Il Consiglio Nazionale dell’ANED non ritiene che questo sciagurato disegno sia già compiuto in Italia. Ma afferma con forza che il nostro paese vive una fase di vera e propria emergenza democratica, e che opporsi con energia e determinazione al compimento di questo disegno di stravolgimento delle regole democratiche è non solo legittimo ma doveroso.

Se poi questo tentativo di stravolgere le regole del gioco democratico avviene – come avviene – nel pieno di una violenta controffensiva di carattere culturale, che si fonda su un’autentica contraffazione della nostra storia recente; se si consente che pezzi significativi dell’apparato dello stato, a livello locale e a livello nazionale, si esercitino ogni giorno nella rivalutazione del fascismo e dei suoi esponenti; se si arriva a organizzare pubblici convegni su “Mussolini uomo di pace”; se si concede spazio e dignità a tesi apertamente razzistiche e xenofobe, allora la mobilitazione culturale, etica e politica delle coscienze autenticamente democratiche diviene un imperativo.

Il Consiglio Nazionale dell’ANED assume questo impegno: ce lo chiedono le decine di migliaia di italiani che il fascismo perseguitò, arrestò, inviò verso i campi dell’alleato nazista, rendendosi corresponsabile e partecipe consapevole del piano di sterminio di Hitler.

Mai come in questo momento è necessario un impegno risoluto in difesa della democrazia. Mai come in questo momento è necessario un impegno per la pace.

Dopo l’attentato dell’11 settembre a New York un nuovo allarmante vento di guerra spira sul mondo intero. L’ANED si è assunta l’11 settembre le proprie responsabilità, e non ha mutato opinione. Reagire con durezza a quell’odioso attentato, isolare, combattere e neutralizzare i responsabili era ed è giusto. Ma quando vediamo calpestati i più elementari diritti dei prigionieri; quando ascoltiamo il leader della maggiore potenza militare del mondo evocare di continuo scenari di allargamento del conflitto verso nuovi paesi e nuovi continenti, allora sentiamo forte come non mai l’esigenza di una forte mobilitazione per la pace.

Noi non condividiamo gli insensati attacchi di stampo nazionalistico e localistico mossi all’Unione Europea. Ci uniamo al contrario ai tanti che nel mondo chiedono con sempre maggiore energia che proprio l’Europa si faccia promotrice di una iniziativa presso le Nazioni Unite perché il dialogo, il negoziato e il confronto sostituiscano le armi. Ma perché ciò si realizzi è necessario che la minoranza ricca del mondo assuma finalmente su di sé la responsabilità di una politica economica e sociale che consenta alla stragrande maggioranza degli abitanti della terra di avviare una fase nuova, che in prospettiva conduca miliardi di persone fuori dalla miseria e dalla disperazione.

Questa speranza di dialogo e di pace deve riguardare in primo luogo i paesi del Medio Oriente, al cui destino tutti ci sentiamo particolarmente vicini. Anche in questo caso è giunto il momento di un forte intervento dell’Europa, che fu testimone dello sterminio nazista. È urgente porre fine alla catena degli attentati e delle rappresaglie, che coinvolgono ogni giorno di più la popolazione, le famiglie, i bambini, alimentando una perversa spirale di odio.

L’ANED unisce la propria voce a quella di quanti – anche in Israele e tra i palestinesi – chiedono la ripresa del dialogo, l’apertura di un serio negoziato per dare pace, sicurezza e pari dignità a Israele e ai palestinesi, i quali hanno ricevuto dalla storia l’ordine di trovare la strada della convivenza pacifica in quel territorio.

Questo è oggi l’impegno degli ex deportati e dei familiari dei caduti nei Lager. Così noi onoriamo il giuramento – “Mai più!” – gridato dai superstiti il giorno della liberazione dei campi. È un orientamento coerente con oltre 50 anni di impegno nostro per la conoscenza della realtà della deportazione italiana. Un impegno che oggi, costituendo la Fondazione Memoria della Deportazione, affidiamo alle nuove generazioni.

 DOCUMENTO APPROVATO ALL’UNANIMITÀ – EMPOLI, 6/7 MARZO 2002