È morto la mattina del 1° luglio a Milano Ibio Paolucci, direttore del nostro Triangolo Rosso. Avrebbe compiuto a giorni 91 anni.
Ibio non ha retto alla morte della moglie Gabriella, compagna di una vita, scomparsa due settimane fa.

Era entrato nella redazione del nostro giornale quasi vent’anni fa, nel 1999, con un gruppo di giornalisti in maggioranza provenienti dall’Unità, e nel frattempo a loro volta scomparsi: Sergio Banali, Bruno Enriotti, Ennio Elena e diversi altri.
Nato a Castiglione della Pescaia (Grosseto) nel 1926, emigrato con la famiglia giovanissimo a Sestri Ponente e interrotti gli studi dopo la seconda “Avviamento”, dopo una breve esperienza come garzone di un gelataio entrò a 14 anni all’Ansaldo Fossati con la qualifica di “scaldachiodi” addetto alla linea di produzione del piccolo carro armato italiano M13.
Arrestato con centinaia di operai della zona di Genova il 16 giugno 1944, fu portato in un campo di lavoro forzato in Polonia, dove rimase fino alla fine della guerra. Sulla via del ritorno transitò per una Varsavia distrutta e annientata, di cui diede in alcuni scritti una efficace quanto drammatica descrizione.
Tornato a Genova, impegnato nella commissione Cultura della federazione comunista, conobbe attori, registi, musicisti, intellettuali di fama, mentre da autodidatta proseguiva una formazione culturale che lo portò a diventare un profondo conoscitore dell’arte figurativa – il suo preferito fu sempre Piero della Francesca, per lui semplicemente “Piero” – e della musica classica, campo in cui padroneggiava uno sterminato repertorio.
Di lì al giornalismo il passo non fu difficile. Cronista nella redazione dell’Unità di Genova, passo’ a quella di Milano quando l’edizione ligure del giornale fu chiusa.
Cronista giudiziario puntiglioso e informatissimo seguì tutti i principali processi degli anni del terrorismo, a cominciare da quello per la strage di piazza Fontana. Per molti anni fu il responsabile a Milano della sezione del PCI che riuniva giornalisti e poligrafici del giornale.
Con la moglie Gabriella viveva in una casa piena di gatti e di libri, sempre avvolta nella musica.
A Ibio l’ANED deve molto, per tutti gli anni di impegno professionale serio e appassionato, svolto con partecipazione, nello spirito del piu’ puro e disinteressato volontariato. E’ per questo che oggi inchiniamo le nostre bandiere nel suo ricordo, compagno generoso e maestro di valore.

Per sua esplicita disposizione, non vi saranno funerali. L’ANED e la Fondazione Memoria della Deportazione organizzeranno una giornata di ricordo di Ibio Paolucci nel corso del prossimo mese di settembre a Milano.