Il 30 novembre 2014, giorno della scadenza del vero e proprio ultimatum del Museo di Auschwitz, che ordinava lo smantellamento dell'opera minacciando in caso contrario di provvedere in prima persona,a nome della Presidenza nazionale dell'ANED il vicepresidente Dario Venegoni ha inviato al direttore del Museo questa lettera.

Egregio Direttore,

ci tengo a informarla direttamente che l'ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi nazisti – ha deciso di accettare la proposta della città di Firenze e della Regione Toscana di trasferire a Firenze il Memoriale ai Deportati italiani che ancora si trova nel Block 21 dell'ex Lager di Auschwitz. Tale decisione è stata assunta al termine della riunione del Consiglio Nazionale dell'ANED, oltre un mese fa. Sono poi proseguiti i contatti con il Governo italiano, che ha incaricato della realizzazione del trasferimento l'Istituto Centrale del Restauro di Roma e l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, due tra le massime autorità mondiali in materia di tutela delle opere d'arte.

Sono stato informato che nei giorni scorsi il Ministero degli Esteri italiano ha contattato le autorità di governo polacche per informarle dei tempi tecnici necessari al perfezionamento dell'operazione di smontaggio e di trasporto dell'opera in Italia.

L'ANED, proprietaria del Memoriale, ha dunque rispettato la scadenza imposta dal Museo Statale di Auschwitz, pur non condividendo per nulla la vostra decisione. Noi infatti riteniamo che quella decisione si configuri oggettivamente come un inaccettabile attacco alla libertà di espressione artistica, oltre che un'offesa alla memoria di testimoni-autori del peso di Primo Levi, Lodovico Belgiojoso, Teo Ducci, Gianfranco Maris, che lavorarono a questo progetto insieme a Nelo Risi, Luigi Nono, Pupino Samonà e altri.

Presto il Memoriale sarà di nuovo visitabile in Italia, sia pure a oltre mille chilometri dal luogo per il quale era stato concepito. E migliaia di visitatori potranno valutare di persona l'enormità della responsabilità che il Museo di Auschwitz, sotto la sua direzione, si è voluto assumere nei confronti di quest'opera e dei suoi autori, che furono tra le menti più limpide della cultura italiana del Novecento.

Siamo particolarmente dispiaciuti di questo amaro epilogo, che macchia decenni di proficua collaborazione tra il Museo e la nostra associazione, da sempre in prima fila nella difesa della memoria di tutte le vittime dello sterminio nazista.