Giuliano Banfi al Cimitero Ebraico di Milano 30 ottobre 2014

 

INTERVENTO DI GIULIANO BANFI PRESSO IL CIMITERO EBRAICO DI MILANO
A NOME DELL'ANED
30 ottobre 2014

E' la prima volta che intervengo a questa cerimonia presso il Cimitero Ebraico, luogo della memoria per tutti i deportati, ebrei perseguitati e politici; mi è capitato più volte di parlare, a nome dell'ANED, presso il magnifico monumento ai deportati, da cui proveniamo, monumento progettato dai BBPR, lo studio di architettura fondato nel 1932 da mio padre Gian Luigi Banfi, da Lodovico Belgiojoso, da Enrico Peressuti e da Ernesto Nathan Rogers.

Gianfranco Maris, presidente dell'ANED, che ha sempre fortemente voluto questa cerimonia ai due monumenti, simbolo del destino comune di sofferenza e di persecuzione nazifascista, è stato il relatore ufficiale ininterrottamente per 68 anni, dal 1946 sino a 2 anni fa, e anche dopo non ha fatto mancare un messaggio autorevole e impegnativo per tutti noi. Sono consapevole che difficilmente saprò essere all'altezza, nel compito che mi è stato assegnato, di chi mi ha preceduto nella lunga sequenza di questa nostra importante cerimonia.

Qui doveva parlare, per l'impossibilità di presenziare da parte di Maris, che invia per mio tramite un saluto e un ricordo a tutti noi, il nostro vice-presidente Dario Venegoni, che invece è a Roma, convocato con urgenza dalla presidenza del consiglio, nella riunione conclusiva per risolvere un problema che ci ha molto impegnato in questi ultimi anni, che riguarda la salvezza del Memoriale italiano di Auschwitz installato nel blocco 21 del campo di sterminio.

Il Memoriale è minacciato di distruzione dalla direzione del campo se non viene riportato in Italia entro il mese di novembre, dopo essere stato chiuso 3 anni fa.

Non voglio dilungarmi oltre, anche se la storia del Memoriale e dei rapporti con la Polonia meriterebbero un più importante approfondimento che rinvio ad altra sede. Voglio però assicurarvi che la salvezza del Memoriale dalla distruzione e dalla sua cancellazione è assicurata, e che la riunione romana presso la presidenza del consiglio ne dovrebbe decretare la collocazione definitiva.

Si aprirà quindi un nuovo capitolo per assicurare la presenza italiana ad Auschwitz con un progetto che tutti insieme dobbiamo costruire per garantire una restituzione completa della storia e della peculiarità della deportazione italiana, di tutte le deportazioni: politiche, razziali, etniche e di genere.

Consentitemi anche di dire una cosa, forse troppo personale e forse anche marginale rispetto alla tragedia epocale che qui stiamo ricordando, perché ha permeato la mia educazione. Riguarda Ernesto Rogers, ebreo, che è stato una figura importante nella mia formazione, la R dello studio BBPR. Ebbene, con le ignobili leggi razziali del '38 il suo nome dovette essere cancellato dalla carta intestata dello studio e furono interrotte tutte le relazioni da lui sostenute con la committenza pubblica. I 4 dello studio BBPR avevano fatto insieme il liceo, insieme si erano laureati, insieme avevano partecipato ai Littoriali di Architettura vincendone la prima edizione, insieme avevano fondato lo studio nel 1932, insieme avevano fatto il servizio militare, salvo Ernesto, scartato con sua grande sofferenza “per ridotte attitudini”, insieme avevano elaborato una modalità di lavoro fondata sul “noi” e non sull' “io”.

Questa discriminazione intollerabile, che procurò a tutti un dolore e un'angoscia profonda, accelerò il distacco, per altro già avviato consapevolmente, dal regime fascista.

In questi giorni sta per essere pubblicata una ricerca che riguarda il palazzo delle Poste dell' EUR '42, di cui ho curato la prefazione. La progettazione e la realizzazione dell' edificio era stata affidata ai BBPR e la sua costruzione si è compiuta dal '38 al '41, e recentemente è stato restaurato con qualità e garbo; l'esame della documentazione contrattuale, che è sottoscritta anche da Rogers, dimostra che viene poi unilateralmente modificata per occultare il suo ruolo, in quanto ebreo.

Vi è poi un' altra cosa che non posso non citare in questa sede: mio padre Gian Luigi e Lodo Belgiojoso vengono internati nel campo di concentramento di Fossoli, prima di essere mandati a Mauthausen, dove mio padre morirà, mentre Lodo miracolosamente sopravvive. Il 17 maggio 1944 passa da Fossoli in transito Romeo Rogers, padre di Ernesto, nato a Trieste, professore di inglese ed amico di Joyce: “faceva caldo e tutti gli internati erano ormai in calzoni corti, magliette e camiciole, mentre lui, vestito in completo grigio, come fosse in città, ci rammentava la dignità che avevamo perduto” (Belgiojoso da Notte e nebbia); “E' stato un altro colpo, gli ho dato quel poco che potevamo, è partito benedicendoci, con un pacchetto e un bastone. Pover' uomo, non lo rivedremo mai più” (Banfi da Amore e speranza).

Ho citato questi fatti di cui ho parlato a lungo con mia madre e con Ernesto, perché sono convinto che dal coinvolgimento emotivo che riguarda la formazione intellettuale, politica e di fede di ciascuno di noi, scaturiscano i comportamenti e le motivazioni del nostro agire, che interagiscono a loro volta con una sistemazione storica condivisa, quale sintesi ordinata nella sommatoria delle memorie individuali.

C'è molto bisogno, in questo mondo che sta attraversando una fase complicata e drammatica, di memoria e di analisi storica, per contrastare gli orrori che abbiamo sotto gli occhi.

L'ANED, fondata dai sopravvissuti dai campi di sterminio nazisti per testimoniare e conservare la memoria della tragedia della deportazione, di tutte le deportazioni e con la missione di intervenire su tutti gli eventi che potessero far rinascere condizioni pericolose per la pace e la convivenza civile, sintetizzata dallo straordinario slogan, emotivamente potente , “MAI PIU”, nei suoi 70 anni di attività ha sempre saputo trovare posizioni politiche unitarie.

La vocazione unitaria dell'ANED, anche in fasi storiche difficilissime, è un valore sostanziale che fa parte del DNA dell'associazione e nasce dalla consapevolezza di quanto abbiano nuociuto le divisioni nella lotta di resistenza, liberazione e di contrasto al folle e criminale disegno egemonico del nazifascismo.

Compito dell'ANED, con la autorevolezza che le deriva dall'essere erede dei valori e dei sacrifici terribili generati dalle deportazioni, è di prendere posizione laddove si verifichino eventi e fatti che possono essere prodromici al ripetersi di situazioni pericolose per la convivenza tra i popoli, per la pace, per la sopraffazione di intere popolazioni, per guerre di religione. In questo quadro risulta assolutamente primario il contrasto a ogni forma di antisemitismo e negazionismo, per non dimenticare mai la tragedia dell'Olocausto.

Questo è il nostro impegno che qui rinnoviamo e che dovrà essere eccezionale perché il 2015 sarà il 70° anniversario della fine della guerra e della liberazione dei campi di sterminio.

(Foto di Leonardo Visco Gilardi)