Costituzione: 2 agosto 1940
Ubicazione: Polonia, a circa 40 km da Breslavia

Il campo di concentramento di Gross-Rosen viene istituito nel 1940 come sottocampo di Sachsenhausen. Poco meno di un anno dopo, il 1° maggio del 1941, diviene un lager autonomo, con tutte le caratteristiche previste dal sistema concentrazionario nazista.

Il primo gruppo di prigionieri che arriva a Gross-Rosen è quello di 98 polacchi provenienti da Sachsenhausen. Inizialmente gli internati sono obbligati a lavorare nella grande cava di granito nei pressi del campo, di proprietà della Deutsche Erd- und Steinwerke GmbH, una società gestita dalle SS che si occupa dell’estrazione del granito da utilizzare per la creazione dei monumentali edifici che sarebbero dovuti sorgere in tutto il Reich. Con la crescita del complesso e il proseguire del conflitto, molti internati vengono trasferiti nei campi satelliti di Gross-Rosen per lavorare nelle industrie di materiale bellico e di prodotti chimici in aziende come la IG Farben, la Krupp e la Daimler Benz.

In breve tempo Gross-Rosen si trova ad amministrare una rete di circa 97 sottocampi, tanto che il 1º gennaio 1945 i prigionieri di Gross-Rosen e dei suoi campi ammontano a 77 mila, di cui 26 mila sono donne. Circa 390 di questi sono italiani.

Uno dei sottocampi di Gross-Rosen è quello di Bruennlitz: sede di una fabbrica di proprietà di Oskar Schindler, riconosciuto Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem per aver salvato 1.100 prigionieri ebrei facendoli trasferire dal campo di Cracovia-Plaszow, dove avevano già lavorato per lui, a quello di Bruennlitz. Grazie a questo “trasferimento” riescono a sopravvivere allo sterminio e vengono liberati nel maggio 1945.

La maggior parte degli internati a Gross-Rosen sono ebrei trasferiti inizialmente da Dachau, Sachsenhausen e successivamente da Buchenwald.

Il tasso di mortalità nel campo è altissimo tanto che il crematorio di Gross-Rosen risulta insufficiente per “trattare” tempestivamente le spoglie delle vittime. Prova ne è che la ditta Topf & Sohne di Erfurt, specializzata nella costruzione di crematori, viene sollecitata per l’installazione di un impianto di grande capacità, a quattro bocche.

Quando il campo sta per essere raggiunto dall’avanzata delle forze sovietiche nel gennaio del 1945, il complesso di Gross-Rosen e i suoi sottocampi incominciano ad

essere evacuati. 40 mila prigionieri, la metà dei quali ebrei, sono costretti a marce della morte verso ovest. Alcuni fra i sopravvissuti a queste marce vengono trasportati su treni verso la Germania. Molti prigionieri trovano la morte, per la mancanza di cibo e di acqua, durante quelle evacuazioni, o sono uccisi dalle SS perché troppo deboli.

Il 14 febbraio 1945 sopraggiungono i reparti della 52ª armata sovietica del fronte ucraino a liberare Gross-Rosen.

Georgia Mariatti

Per saperne di più consultare il sito del Museo di Gross-Rosen