Intervento di BRUNO VASARI, Torino, vicepresidente dell’Aned

Perché la memoria abbia un futuro c’è una via da seguire: scriverla nei libri. L’esperienza di Torino

Cercherò di farvi un bilancio di quello che è stato fatto, diciamo territorialmente a Torino, però con l’animo rivolto a tutta l’Aned, quindi a tutta l’Italia. Cercherò di farvi il bilancio di un lavoro dominato dal dovere di testimoniare; ciascuno di noi ha lavorato per realizzare questo dovere di testimoniare. Avevamo fatto nell’83 un convegno che ha avuto per oggetto il dovere di testimoniare, contemporaneamente si svolgeva la raccolta delle storie di vita degli ex deportati e abbiamo costituito un importantissimo archivio.
Queste storie di vita sono depositate presso l’Istituto storico di Torino. Sono aperte agli studiosi che possono fare tante ricerche, sono aperte ai cattedratici che possono consigliare ai loro studenti di fare delle tesi di laurea. Là un archivio molto esteso, forse il più grande archivio che esista finora di storia orale. Abbiamo costituito un altro archivio, ed è quello di cui vi ha parlato stamattina Maris. C’è un elenco delle opere archiviate nel libro Una misura onesta che contiene tutta la bibliografia degli scritti di memoria sulla deportazione. Anche lì si possono fare degli studi, si possono fare delle tesi di laurea, sono cose che rimangono.
Abbiamo fatto tutto questo pensando al passato perché la memoria non si cancellasse, e pensando all’avvenire e cioè al domani e al dopodomani. La testimonianza può essere orale, può essere scritta, può essere fatta durante i viaggi di accompagnamento degli studenti nei campi di sterminio, può essere fatta mediante i mezzi di comunicazione di massa, la stampa, la televisione; può essere fatta mediante il cinema e il teatro.
In tutti questi campi siamo stati e siamo presenti; la presenza nelle scuole in quest’ultimo tempo è stata veramente enorme; tutti i nostri compagni si sono prodigati e hanno testimoniato. Come si deve testimoniare nelle scuole? Avevamo fatto anche su questo un convegno dal titolo “Storia vissuta”. Si deve testimoniare dicendo soltanto la verità e null’altro che la verità; si deve testimoniare senza la pretesa di indottrinare, senza la pretesa di paternalismi, senza la pretesa di fare della propaganda. Parlo un momento dei viaggi: i viaggi che annualmente organizza la Regione Piemonte sono accompagnati da ex deportati che fanno da testimoni, ma questi viaggi negli ultimi tempi si sono moltiplicati.
Alcuni nostri compagni, Maruffi, Berruto, organizzano anche loro dei viaggi sotto l’egida delle istituzioni e della nostra associazione, questi viaggi hanno una caratteristica particolare, quella di coinvolgere anche le popolazioni delle località dove si recano.
Abbiamo parlato dei mezzi di comunicazione di massa, cerchiamo con difficoltà di essere presenti nei giornali, perché voi sapete gli avvenimenti che si susseguono e l’interesse per le cose immediate, le difficoltà di avere i contatti giusti al momento giusto. Siamo comparsi anche alla radio e alla televisione fruendo delle possibilità offerte dalle cosiddette trasmissioni dell’accesso; c’è nella legge che regolamenta alla Rai la possibilità per delle associazioni di avere un certo tempo a disposizione in cui liberamente dire il proprio pensiero. Quindi siamo comparsi alla radio, siamo comparsi alla televisione, abbiamo le nostre cassette. Cinema. Ci risulta che una istituzione torinese sta facendo adesso un film con testimonianze di ex deportati, adesso sono soltanto in una fase di studio, poi chiameranno dei deportati a deporre. Teatro. Già nel ’90 siamo stati presenti al Teatro Carignano, che è il più importante teatro di Torino, con “La vita offesa” di Anna Bravo e Daniele Jalla.
Il libro lo conoscete tutti, ne avrete certamente sentito parlare, ma c’è anche una riduzione teatrale molto breve che ha avuto l’onore della regia di Ronconi, che è uno dei registi più famosi non solo in Italia, ma in Europa. Questa rappresentazione si ripeterà nei giorni 22 e 23 marzo al Teatro Carignano (io spero che qualcuno che non sia torinese venga ad assistere), e poi si ripeterà ben otto volte in altri comuni della Regione, vi daremo quando sarà possibile il calendario.
La testimonianza si esplica individualmente e in particolare anche scrivendo dei libri di memoria, si esplica collettivamente partecipando ai convegni, dovrei adesso parlarvi, ma sarebbe troppo settoriale e difficile, di quello che abbiamo fatto negli ultimi cinque anni, io invece vi parlerò di quello che abbiamo fatto dall’82 in poi, ma soltanto con delle cifre molto sintetiche. Abbiamo fatto 11 convegni, di cui l’ultimo è quello sulla deportazione femminile di cui avremo presto il libro degli atti. Ho parlato di 11 convegni e vi parlo di 15 libri, e mi pare che sia un numero rilevante che merita una certa considerazione.
I libri secondo me, e penso che voi siate d’accordo con questa mia visione delle cose, sono una testimonianza straordinariamente feconda, perché i libri potranno fare la loro “quarantena” negli scaffali, ma un bel giorno saranno tirati giù e saranno letti, quindi produrre dei libri è proiettarsi verso il domani e il dopodomani. Tra questi libri, è stato citato prima, il Compagni di viaggio di Italo Tibaldi, che è un censimento dei trasporti in ferrovia dall’Italia ai Lager. Nomino in particolare questo libro perché è una fonte molto utile per delle ricerche storiche; io vorrei che ogni sezione avesse un esemplare di questo libro e lo considerasse, lo leggesse, suggerise anche eventualmente qualche aggiunta.
Ci sono stati anche dei trasporti non per ferrovia, e anche di questi sarebbe bene avere cognizione. Questo e un altro libro prodotto dall’Istituto storico di Alessandria, Deportati partigiani ed ebrei, a cura di Brunello Mantelli, sono due libri fondamentali per le sezioni che vogliano aderire all’invito che è stato loro rivolto dal nazionale di cercare di raccogliere dati analoghi nella zona di competenza, magari appoggiandosi agli Istituti storici, e il nazionale ha promesso di dare un concreto appoggio a chi farà delle concrete proposte, quindi vorrei proprio che vi deste da fare in questo senso.
C’è stato stamattina un oratore che ha detto quello che sento anch’io, che c’è un’aria di voler dire: adesso è finito il cinquantenario, per un po’ di Resistenza non parliamo più. Viceversa noi dobbiamo continuare assolutamente a parlare, dobbiamo proiettarci verso l’avvenire, dobbiamo lavorare con lo slancio con cui abbiamo lavorato fino adesso ma magari con più ostinazione. C’è il problema che è stato dibattuto da Pavia, da Venegoni, ecc., chi farà dopo di noi.
Intanto vi dirò che per fare questi 15 libri, per fare questi 11 convegni abbiamo, se così si può dire, allevato una schiera di collaboratori perfettamente in grado di proseguire re, anche dopo di noi.
Quindi, proiezione verso il futuro con l’impegno, con il lavoro, con il dovere di testimoniare che deve permeare tutti noi. Dovere di testimoniare per raccontare la verità, come è stata la verità; dovere di testimoniare in senso anche altruistico per cercare di sventare dei pericoli attuali, incombenti. E in questo senso ci sono delle cose che accadono oggi anche molto vicino a noi che sembrano andare in controsenso, però noi non dobbiamo assolutamente perderci di coraggio, non dobbiamo diventare scettici, dobbiamo continuare a testimoniare.
Tornando ai libri, siccome chi mi ha preceduto ha palato molto della Torah, vi dirò che mi ricordo che nel capitolo XVII della Genesi punto 4 il Signore dice a Mosè: “Scrivi questo nel libro”. Grazie.